L’intelligenza artificiale richiede una nuova definizione di creatività?

A cura di Sofia Marasca, Responsabile Comunicazione di Sineglossa

Sulla definizione di creatività non c’è accordo unanime: cosa è la creatività? È un’abilità che si può acquisire e perfezionare nel tempo oppure è legata a qualità innate? Solitamente si pensa alla creatività come a un processo interattivo, in cui le persone creano qualcosa di nuovo a partire da un ambiente esistente.

Secondo chi studia questo tema, esistono cinque elementi per descrivere come funziona la creatività. Ma il concetto è ancora controverso, con diverse teorie che si interrogano più sul “dove” sia la creatività, piuttosto che sul “come” questa si generi. Boden[1], una delle studiose più citate sulla creatività, dice che affinchè una idea sia creativa deve essere nuova, sorprendente e di valore. E la ricerca sull’intelligenza artificiale ha aperto nuovi scenari e introdotto nuove domande: come l’IA influenza la creatività, i suoi processi e l’esperienza che ne fa il pubblico? Sono pochi gli studi empirici che provano a rispondere a queste domande, e soprattutto mancano quelli che indagano la creatività fuori dal campo artistico.

Proponiamo qui una prospettiva di studio, sulla base di una ricerca realizzata da Roosa Wingström, Johanna Hautala e Riina Lundman, pubblicata nel 2022 dal Creativity Research Journal[2], che ha coinvolto 26 scienziati informatici e 26 artisti che lavorano con i nuovi media in Finlandia.

Cos’è la creatività?

La creatività è solitamente[3] descritta da 5 elementi: attore, processo, risultato, dominio e spazio.

Un attore è un essere con capacità di produrre idee e comportamenti unici, non solo umano ma anche non umano (come la tecnologia, o l’ambiente).

Il processo di creazione è l’interazione tra pensieri e azioni per produrre nuovi risultati o idee: affinché il processo sia creativo, si devono combinare pensiero convergente e divergente, intuizione e risoluzione dei problemi.

Il risultato del processo creativo può essere sia intangibile (un’idea, una teoria), che tangibile (ad esempio dipinti, canzoni, software).

Il dominio, quarto elemento della creatività, è il campo tematico: può essere generale, come l’arte o la scienza, in cui la creatività si manifesta attraverso caratteristiche analoghe (per esempio la personalità, l’apertura a nuove esperienze, o la volontà di correre rischi), oppure può essere specifico (arti visive, informatica, letteratura, ecc..) dove le competenze creative sono tra loro variegate e diversificate.

Per spazio, infine, si intende che la creatività è un processo spaziale, distribuito, in cui conta la mobilità degli esseri umani e non umani, come anche la capacità dello spazio stesso di interferire con il processo creativo in corso.

L’intelligenza artificiale è creativa?

Questo studio, definendo così la creatività, dimostra che anche l’intelligenza artificiale può essere creativa, perché possiede tutti e 5 gli elementi descritti sopra: l’IA è un attore creativo perché è una tecnologia capace di porsi un obiettivo e perseguirlo, partecipando attivamente al processo in cui viene inserita, affiancando l’essere umano nell’identificazione o nella risoluzione di problemi, producendo un risultato che può essere più o meno originale (da cui dipende l’attribuzione di più o meno creatività all’IA).

Rispetto infine agli altri due elementi che definiscono la creatività, nel caso dell’IA per dominio si intende il dominio specifico su cui è stata allenata, composto dai dataset utilizzati per svilupparla, e per spazialità il fatto che la creatività resta un processo distribuito nell’ambiente in cui avviene, anche se questo può essere riprodotto digitalmente o virtualmente. Inoltre, nuove ricerche hanno dimostrato che lo spazio influisce nel modo in cui si modella un processo co-creativo tra esseri umani e tecnologia, tanto che la co-creatività aumenta in quei contesti spaziali dove sono presenti condizioni di minor controllo (come ad esempio spazi di vita quotidiana rispetto ai laboratori).

La creatività secondo scienziati e artisti

Scienziati e artisti in relazione alla creatività mostrano sia punti di contatto che di divergenza. Da un lato, qualità come l’apertura o l’intelligenza facilitano, per entrambi, l’attivazione di processi creativi, ed entrambi si trovano a dover sfidare il consenso del pubblico o lo status quo attuale della società per far valere le proprie idee. Però, differiscono nel modo in cui definiscono la creatività: se per gli scienziati essere creativi significa produrre nuova conoscenza, per gli artisti la creatività è un concetto legato al gioco.

Nelle loro interviste – lo studio è il primo del suo genere e contiene le interviste a 52 scienziati informatici e artisti dei nuovi media attivi in Finlandia – gli artisti hanno descritto il processo creativo come un flusso, una condizione permanente dell’essere caratterizzata da spontaneità, gioiosità, ozio, libertà. Invece nel processo scientifico la creatività è risultata indissolubilmente legata alla produzione di un risultato, attraverso un metodo fatto di verifiche, prove ed errori. Per gli artisti un risultato è creativo “in sé”, mentre nel campo scientifico è creativo quando viene reputato nuovo, utile o prezioso, secondo un riconoscimento valoriale attribuito dall’esterno.

La creatività con l’IA secondo scienziati e artisti

Cosa rappresenta l’IA per scienziati e artisti? Nelle interviste raccolte dallo studio, l’IA è stata descritta come un metodo, una tecnologia e uno strumento che impara o evolve. Si può definire l’IA creativa? Dipende da come la si usa e da come si definisce la creatività.  Sicuramente, per alcuni il fatto che l’IA non abbia i tratti di un attore umano (motivazione, intenzionalità e consapevolezza dell’atto creativo) rende difficile attribuirle questa caratteristica.

Tra quegli scienziati e artisti che considerano l’IA creativa, la maggior parte le associa un ruolo di “co-creatività”: può cioè supportare il processo creativo, aiutando alcune fasi come il pensiero divergente, l’ideazione o la sperimentazione di nuove idee. Alcuni hanno sottolineato la relazione nota come “human-in-the-loop” (Chung, 2021[4]) ovvero “a human gives an example that an AI then follows and occasionally asks for the human’s opinion”. Tuttavia, la co-creatività vissuta e descritta da artisti e scienziati è diversa: per gli scienziati, l’IA dovrebbe essere un “compagno fidato” (trusted companion) che funzioni correttamente e non commetta errori, mentre per gli artisti l’IA può essere un “compagno giocoso” (playful companion) fonte di risultati sorprendenti e interessanti.

Ciò che per gli scienziati è un errore, per gli artisti è una nuova idea.

Dalla creatività alla co-creatività

Considerando che l’IA sarà sempre più utilizzata nei processi creativi sia artistici che scientifici, la risposta alla domanda che apre l’articolo – L’intelligenza artificiale richiede una nuova definizione di creatività? – è, come mostra lo studio, positiva: l’IA richiede di introdurre il concetto di co-creatività. Parlare di co-creatività invece che di creatività significa adottare una prospettiva che non include solo il punto di vista dell’essere umano ma spiega il processo co-costituito, complesso e spaziale tra esseri umani e IA.

Studiare la creatività come distribuita e postumana significa, ad esempio, considerare la sua temporalità e spazialità: in alcuni momenti la creatività potrebbe emergere come co-creatività umano-IA e poi, lungo il processo, distribuirsi più da una parte che dall’altra della relazione. Questa nuova prospettiva dovrebbe poi guidare la progettazione e lo sviluppo, a livello tecnico e informatico, di IA co-creative, che aumentino la creatività umana invece di sostituirla.

Note

[1] Boden, M. A. (2004). The creative mind: myths and mechanisms (2nd ed.). New York, NY: Routledge.

[2] Wingström, R., Hautala, J., & Lundman, R. (2022). Redefining Creativity in the Era of AI? Perspectives of Computer Scientists and New Media Artists. Creativity Research Journal, 36(2), 177–193. https://doi.org/10.1080/10400419.2022.2107850

[3] Amabile, T. M. (1996). Creativity in context: Update to the social psychology of creativity. New York, NY: Westview Press; Boden, M. A. (2004). The creative mind: myths and mechanisms (2nd ed.). New York, NY: Routledge; Csikszentmihalyi, M. (1997). Creativity: Flow and the psychology of discovery and invention. New York, NY: HarperPerennial; Rhodes, M. (1961). Un’analisi della creatività. The Phi Delta Kappan , 42(7), 305–310.

[4] Chung, N. C. (2021). Human in the loop for machine creativity. In 9th AAAI Conference on Human Computation and Crowdsourcing (HCOMP 2021), Virtual conference. arXiv:2110.03569.

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